Le feste di compleanno solitamente si fanno per molto meno: cinque o dieci anni sono spesso sufficienti per celebrazioni e regalie. Eppure la Filodrammatica “Lucio Deflorian” ha preferito passare il 2011 senza riflettori sui propri 140 anni di attività. I riflettori li ha riservati per il palcoscenico, per gli attori, per far luce su quella passione che per decenni mai è venuta meno.
Il pubblico ha gradito questa scelta, sono i numeri e gli applausi che ne danno la misura.
Negli ultimi 12 mesi sono state allestite 3 repliche del giallo “8 donne e un mistero” (due delle quali in trasferta a Tuenno e Romeno), 3 repliche della commedia “Mi è caduta una cavalla nel letto” (a Tesero, Cavalese e Ziano), 4 repliche della commedia musicale “En malgàr … ma che om!” senza contare l’importante collaborazione ai “900 anni dai Patti Gebardini” con la Magnifica Comunità di Fiemme e l’organizzazione della consueta rassegna teatrale dell’autunno.
Un anno con quasi un centinaio di persone attivamente coinvolte fra comparse, tecnici, musicisti, coristi; decine di serate dedicate alle prove; più di 2.000 gli spettatori.
Dati sufficienti per sentirsi appagati senza ulteriori celebrazioni. D’altronde il libro di Pietro Delladio “Il teatro a Tesero” – 135 anni di storia delle filodrammatiche locali tra arte e passione” pubblicato nel 2006 offre uno spaccato esauriente di questa compagnia di teatro amatoriale, dalle sue origini fino ai più recenti allestimenti. Una storia che permette di vivere il presente con entusiasmo senza troppi ripensamenti su quello che è stato. Pur con grande rispetto della tradizione.
Ne è testimonianza proprio la rivisitazione del classico “Malgàr”, più volte rappresentato fin dagli anni ’50 del secolo scorso e riproposto in un’inedita versione in dialetto locale. Versione applaudita da un pubblico sorprendentemente eterogeneo per età e provenienza che ha assistito alle repliche nell’ultimo fine settimana di carnevale, usanza anche quest’ultima ripresa da un passato neppure troppo lontano che vedeva chiudere appunto il carnevale con una farsa in teatro. Certo, il nuovo teatro forse non ha il fascino del vecchio oratorio, soprattutto per chi magari ci ha lasciato i ricordi dei propri migliori anni. Ma l’atmosfera che “l’Malgàr” ha ricreato contiene tutti gli ingredienti che hanno, è innegabile, caratterizzato il rapporto tra la “filo” di Tesero ed il suo pubblico.
E’ ora di pensare però a qualcosa di nuovo. I riflettori non possono star spenti troppo a lungo, sono fatti apposta per illuminare il palcoscenico. Quindi al lavoro, in modo ci sia presto qualcosa di pronto dietro a quel sipario. Basta parole: come disse Mario Scaccia “Il teatro va fatto: meno se ne parla e meglio è.”
Michele Longo